Se non sento quello che dici
Era il 15 gennaio del 1950. All’epoca avevo ancora 4 anni. Ho un ricordo molto preciso di quella serata. In particolare i colori ed i bagliori. Non gli scoppi ne i rumori. Ricordo che avevo freddo ad una gamba quando mio padre mi prese in braccio e mi portò all’esterno seguendo in colonna altre persone gridando “Attenti alle bombe, non calpestare le bombe!”.
Ma forse è meglio lasciar spazio alla stampa dell’epoca:
Titolo: Duplice attentato terroristico. Poi l’occhiello: 2 BOMBE ESPLOSE A DECAMERE’ – 10 AD ASMARA.
Alle ore 20,05 di Ieri è stato compiuto un secondo attentato al Bar Nazionale al Viale degli Arditi, in Via Mareb e via Mogadiscio. L’attentato è stato compiuto da una decina di adolescenti eritrei che, dopo aver lanciato sei bombe a mano contro il Bar Nazionale, si sono divisi in gruppetti ed hanno percorso le tre strade lanciando bombe e sparando alcuni colpi di pistola. Di quelle laicale contro il Bar Nazionale cinque sono penetrate all’interno e ne sono esplodono se quattro. Le altre due non sono scoppiate. Sono rimasti leggermente feriti il proprietario del Bar Guglielmo Salvatori (mio padre), il figlio quatrenne Roberto e la Nativa Lettejesus Ghebrejonnes,che era entrata per comperare una scatola di fiammiferi. Sono stati anche feriti Antonio Gherattano, il sig. Angelo Crea ed un altro italiano, tutti per fortuna leggermente. Complessivamente sono scoppiate una decina di bombe a mano. L’attentato è avvenuto con grande rapidità e la polizia, subito arrivata dal vicino posto, non è riuscita a raggiungere i terroristi. Che si erano dileguati nei campi. In serata le bombe inesplose sono state fatte brillare.
La mia era una ferita leggera alla gamba. Sanguinava e mi hanno asportato con una pizzetta le schegge dal polpaccio. Sorprendentemente non avevo dolore, solo grande sensazione di gelo.
Sono cresciuto stonato. Non ricordavo bene le musiche ed a scuola ero un disastro nei dettati: quel che mi dettavano lo sbagliavo continuamente. Mi sono sempre piaciute le lingue straniere ma ho sempre fatto un’enorme fatica con la pronuncia. Poi mi capitò verso i vent’anni di trovarmi nel Carso a Trieste con un’amica che mi mostrava una specie di cavalletta che aveva come due piccole labbra sulla schiena. Lei asseriva di sentire un fischio, o meglio un trillo come quello dei grilli, ogni volta che quelle piccole labbra vibravano. Ma io francamente non sentivo nulla. Sempre con questa amica mi capitò poi di trovarmi in piscina e salutandola voltandole le spalle ad un certo punto ricevetti una gran pacca nella schiena: “Ma sei sordo?? Ti ho detto che….ecc. ecc.”. No io non avevo sentito assolutamente nulla tranne l’acuto bruciore della pacca sulla spalla.
Avevo ormai quarant’anni, moglie ed una figlia, quando in ufficio a Bologna mentre si discorreva nel corridoio tra colleghi uno di essi mi disse: “Roberto sta squillando il tuo telefono!”. Francamente io non sentivo nessuno squillo. Inoltre nella stanza che occupavo c’erano altre 3 telefoni oltre il mio. Con grande sorpresa entrato in ufficio appurai che era proprio il mio telefono a squillare. Ecco quella fu la prima volta in vita mia che mi resi conto di avere una grossa difficoltà uditiva. I medici poi lo confermarono. Certamente una lesione originata dagli scoppi dell’attentato.
Naturalmente con il passare degli anni la cosa è peggiorata ed oggi non sempre comprendo ciò che mi state dicendo. Chiedo perdono, è solo sordità, non astuzia o disinteresse.
©Roberto Salvatori
Scrivi un commento